Tutto sulla cassœula

28 Feb 2020 | Schiscèta Ricette

CURIOSITÀ

  • DA DOVE DERIVA IL NOME CASSŒULA?
    C’è un po’ di confusione sull’origine del nome di questo piatto tradizionale. Alcuni credono che Cassoeula derivi da “cassoeu”, mestolo in dialetto milanese, per altri il merito del nome sarebbe da ascrivere alla casseruola, ossia il tegame in cui veniva cotta la verza e il maiale. Secondo un’altra tradizione Cassoeula deriverebbe da “cazzuola“, lo strumento tipico dei muratori per spalmare la malta tra i mattoni. Questa versione vuole che gli operai, una volta che la costruzione dell’edificio fosse giunta al tetto, utilizzassero la cazzuola, in mancanza di un vero e proprio mestolo, per mescolare il preparato durante la cottura.

  • QUALI PARTI DEL MAIALE SI USANO NELLA CASSŒULA?
    Del maiale non si butta via niente, anzi ci si fa la Cassoeula. Questo piatto tipico lombardo di origine contadina ha come ingredienti principali proprio gli scarti della lavorazione del maiale come: orecchie, coda, piedi, cotenne e costine. I contadini della pianura Padana facevano di necessità virtù, sfruttando al meglio quelle parti del maiale che signori e nobili rifiutavano sulle loro tavole.

  • COME SI MANGIA LA CASSOŒULA?
    È fondamentale consumare la cassoeula soltanto dopo un lungo riposo, anche di un’intera notte, in modo tale che gli ingredienti assumano un sapore più intenso. Tradizione vuole che venga servita accompagnata da polenta ed un bicchiere di vino rosso.

TRADIZIONE E LEGGENDA

  • QUANDO DI MANGIA LA CASSŒULA?
    Sempre 🙂 Ma si mangia tradizionalmente il primo di novembre, in occasione della ricorrenza di Tutti i Santi. Il motivo? Le verze, uno degli ingredienti fondamentali, prima di essere bollite devono subire il primo gelo invernale, solitamente tipico degli ultimi giorni di ottobre, che ne accorcia i tempi di cottura e li rende più teneri.
  • LEGGENDA SULLE ORIGINI DELLA CASSŒULA
    La leggenda più diffusa si lega alla dominazione spagnola di Milano di fine Cinquecento. Secondo questa tradizione popolare, il piatto sarebbe nato grazie ad un soldato spagnolo che si era perdutamente innamorato di una giovane milanese. Un giorno la ragazza, che era la cuoca di una famiglia nobile, aveva ricevuto l’incarico di preparare una cena per una grande occasione ma la dispensa era vuota. Così il soldato corse in aiuto della giovane donna insegnandole a fare proprio la Cassoeula con i pochi ingredienti a disposizione. Il piatto riscosse talmente tanto successo che la cuoca decise di cedere alla corte del giovane ufficiale.
  • LA CASSŒULA E SANT’ANTONIO
    Tradizionalmente la Cassœula è legata a una particolare ricorrenza religiosa: la festa di Sant’Antonio abate, considerato il protettore degli animali domestici, infatti nell’iconografia spesso viene raffigurato con accanto un maiale che ha al collo una campanella. La ricorrenza cade il 17 gennaio, giorno in cui la Chiesa benedice gli animali ponendoli direttamente sotto la protezione del santo. La data, anticamente, segnava la fine del periodo delle macellazioni dei maiali. Per questa ragione, la Cassoeula era e viene ancora tutt’oggi considerata “il piatto della festa di Sant’Antonio”.

DIALETTO

La cassoeula la va gustada in cumpagnia


INGREDIENTI DELLA CASSŒULA

  • verza
  • costine, cotenne, piedini, musetto, salsicce di maiale
  • passata di pomodoro
  • burro, cipolla, carota, sedano, rosmarino, salvia
  • vino bianco, brodo di carne
  • polenta

COME SI PREPARA LA CASSŒULA

Rosolare sedano, carote, cipolle con il burro. Unire costine, musetto e piedini, prima scottati in acqua bollente.

Sfumare con vino bianco e aggiungere passata di pomodoro e brodo; profumare con salvia e rosmarino, coprire con il coperchio e cuocere per 1 ora e mezza.

Aggiungere la verza, le salsicce e le cotenne e cuocere a lungo.

Polenta: portare a ebollizione dell’acqua salata in una pentola di rame; versare la farina di mais poco alla volta, continuando a mescolare per 45 minuti a fuoco medio.

Buon appetito!



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